Sotto l'albero leggiamo lo sport
E' Natale, è Natale, si può fare di più... il tormentone canoro di uno spot televisivo che, per chi ai dolci preferisce i libri, può variare in: è Natale, è Natale, si può leggere di più. Per gli sportivi allora niente di meglio che un buon libro da mettere sotto l'albero, con protagonista indiscusso lo sport e le sue storie che tanto appassionano, avvincono e commuovono.
Ecco dunque una serie di libri che vi proponiamo per trascorrere qualche ora immersi nella cultura grazie allo sport amato o anche apprendendo le cose positive che altre discipline possono riservare.
"MILANO NELLO SPORT" il libro di Sergio Giuntini e Gino Cervi (Hoepli Editore, p. 244, 49,90 euro) è un avvincente viaggio nei luoghi simbolo dello sport della Milano del Novecento. Lo storico dello sport SERGIO GIUNTINI, tecnico di atletica leggera e autore di svariati saggi storici tra i quali "Sport e fascismo: il caso dell'atletica leggera" (2003) e "Due secoli di Arena e grande atletica a Milano" (2007) insieme allo scrittore GINO CERVI, pubblicano la storia degli impianti sportivi storici di Milano, con una raccolta di interessanti foto storiche di LORENZO DE SIMONE. A far da padrona la napoleonica Civica Arena "Gianni Brera" con le sue Naumachie, i voli aerostatici, il primo giro d'Italia di Luigi Ganna e i gol di Peppino Meazza, ma anche lo storico "tempio" della nostra atletica leggera dove sono stati battuti 13 record del mondo (vi dicono niente i nomi di Beccali, Consolini, Lievore, Pigni, Fiasconaro, Moses?) e sono state disputate 15 edizioni dei Campionati Italiani Assoluti (la prima nel 1906). E poi il campo XXV Aprile con il Monte Stella (la mitica Montanetta di San Siro), terra di allenamento di campioni olimpici e mondiali come Alberto Cova, Francesco Panetta e i marciatori Gianni Perricelli e Michele Didoni; il Campo Mario Giuriati teatro di due record mondiali di Consolini ma, purtroppo, anche sede di lutti, terrori e fucilazioni nella Seconda guerra mondiale. E poi San Siro (la Scala del calcio), la pista magica del Vigorelli (Coppi, Maspes, ma anche i Beatles), il mitico Palalido, sul cui suolo ora si intravvedono solo spettrali piloni, che ha regalato gioie immense ai tifosi delle "scarpette rosse" del Simmenthal e della Pallacanestro Milano all'Onestà. Ci sono anche stupende foto storiche dell'Autodromo di Monza, del Palazzo del Ghiaccio e del rimpianto Palasport di San Siro, scandalosamente crollato con la nevicata del 1985, che però aveva fatto in tempo ad ospitare i record mondiali di Carlo Grippo negli 800 metri e del russo Vladimir Jascenko con il suo ventrale a 2.35. Ma non è finita qui, perchè il libro racconta la storia di altre grandi cattedrali dello sport milanese che hanno ospitato le gesta di campioni indimenticabili: il Campo Kennedy, l'Idroscalo, l'Ippodromo, la Piscina Cozzi, lo Sferisferio, la Società del Giardino, la Pro Patria, il Tennis Club Milano, il Tiro a segno, il Trotter. Insomma, un libro da leggere e da conservare tra gli oggetti preziosi che accompagnano la vita di chi ama lo Sport.
C'è CR7 ma c'è anche JZ4, il capitano fantastico che nell'Inter ha raccolto e tramandato l'eredità di Giacinto Facchetti. Un mito rivisitato attraverso le sue fasce da capitano: "Javier Zanetti - E' tutto scritto - La mia storia in 120 fasce da capitano" (Mondadori Editore, p. 237, 25 euro). Questo libro ripercorre la carriera di Zanetti dall'arrivo in Italia all'ultima partita giocata, a quasi 41 anni,grazie a una carrellata delle fasce che l'amico Federico Enrichetti ha creato appositamente, domenica dopo domenica, sfida dopo sfida, per lui e per le sue mille avventure. Le fotografie sono accompagnate dalle parole di compagni e avversari, le immagini di imprese e cadute, dagli anni più grigi all'impegno costante nel campo della beneficenza, con la sua Fondazione Pupi, fino all'indimenticabile triplete sotto la guida di Mourinho, a quell'abbraccio, quelle parole "Grande, grande, grande" che hanno fatto il giro del mondo e lasciato un segno indelebile nel cuore di ogni tifoso.
Sempre di Inter si tratta, con il "MANUALE DEL PERFETTO INTERISTA" di PIERLUIGI ARCIDIACONO (Mondadori Editore, p. 190, 18 euro), storie, campioni e vittorie colorati di nerazzurro perchè essere interisti vuol dire essere primi e unici. Primi ad accogliere in squadra giocatori di altri Paesi e a scendere in campo con atleti non solo italiani. Unici perchè solo i tifosi dell'Internazionale Milano possono alzare gli occhi verso il cielo e riconoscervi i propri colori: l'azzurro e il nero, i colori del cielo e della notte. Quei colori che furono scelti dal pittore Giorgio Muggiani, più di cento anni fa, quando creò il simbolo che campeggia ancora oggi sulla maglia di gioco. Da quella notte del 1908, milioni di supporter hanno visto centinaia di campioni vestire la casacca nerazzurra e vincere decine di trofei nazionali, europei e mondiali: ultimo e indimenticabile nella storia del football il Triplete del 2010. Questo libro è un manuale completo che mette nero su bianco tutto quello che si deve sapere per potersi fregiare del titolo di interista doc. Le vittorie, le sconfitte, i campioni da Picchi a Facchetti, da Milito a Zanetti, le loro imprese, gli allenatori e i presidenti che hanno portato l'Inter ad essere un club mondiale. E anche tanti aneddoti, dalla nascita ai giorni nostri, una storia lunga e gloriosa narrata con tono epico e corredata da meravigliose foto. Un libro non solo da leggere, ma da mandare a memoria prima di accomodarsi in curva a tifare Pazza Inter.
Siamo nel calcio e restiamoci. Anzi "PARLIAMO DI CALCIO" (Editore Bompiani, p. 285, 17 euro), pensieri e parole di MICHEL PLATINI, Le Roi, che esplora un mondo che gli amanti del football non conoscono, vale a dire la storia vera di questo sport, il suo fascino mondiale, la sua universalità, le sue radici, le sue trasformazioni, i suoi poteri, i suoi limiti, le sue leggi, la sua naturale bellezza, i suoi inganni, le sue sofferenze, le sue tragedie, i suoi trionfi.
Le pagine coinvolgono il Gotha del calcio, da Kopa a Di Stefano, da Puskas a Cruijff, da Maradona a Pelè, ma anche Camus, Montesquieu, Pascal abbracciando l'agone e la cultura, il letterato e il tifoso, il mondo che gioca con una palla e il suo mistero. E' un libro di studio e di scoperta, non un semplice racconto di cose di football. Ne risulta l'amore assoluto che Platini ha per il pallone che è cosa assai differente dal calcio, un rapporto infantile, genuino, puro che tuttavia deve fare i conti con una dura realtà, quella del denaro facile, dei nuovi poteri che non riusciranno però mai a distruggere lo spirito originario di questo sport unico
Quando si parla di monumenti del calcio non si può tralasciare DINO ZOFF che ha scritto un'autobiografia: "DURA SOLO UN ATTIMO, LA GLORIA - LA MIA VITA" (Mondadori Editore,p.172, 17 euro). Una storia infinita, quarant'anni di calcio, di cui undici di fila senza mai un attimo di riposo, beatificato ma anche insultato dai tifosi, le sue mani finite in un francobollo commemorativo firmato da Guttuso, le partite a scopa con Sandro Pertini, i viaggi con Gheddafi, le confidenze con Gianni Agnelli e il mondo intero girato in lungo e in largo con un unico pensiero dominante in testa, quello inculcatogli dalla dura ma dolcissima nonna Adelina: "E' passato Napoleone che aveva gli speroni d'oro agli stivali, figurati se non passa anche il resto".
La sua infanzia, mingherlino che collezionava le figurine dei portieri, i tuffi per parare le prugne tirategli dai contadini, poi il Mantova, il Napoli, la Juventus, i momenti belli e quelli brutti, i campioni visti da vicino, Sivori, Pelè, altafini. Poi ancora la panchina da allenatore, la nazionale in ogni sua forma, le coppe, i fischi, i record. Con persone particolari da ricordare, uomini veri, quelli dritti e silenziosi: il padre Gaetano, Scirea, Bearzot, amici, fratelli, esempi. Persone devote alla cultura del lavoro e della serietà, consapevoli anche loro che tutto passa, tranne la soddisfazione e la serenità di chi ha fatto il proprio dovere fino in fondo. Questo è Dino Zoff: friulano doc, uomo e portiere vero.
Ma anche il calcio un padre l'ha avuto perchè nel 1912, quando in Italia era ancora uno sport dilettantistico, William Garbutt, ex ala destra del Blackburn, si trasferì in Italia per diventare il primo allenatore professionista del nostro campionato. PAUL EDGERTON, nato a Birmingham e docente di lingua inglese in Italia, ce lo fa conoscere con il suo "WILLIAM GARBUTT IL PADRE DEL CALCIO ITALIANO" (Castelvecchi Editore, p. 185, 11,90 euro), raccontando di quando l'ambizioso Genoa Cricket and Football Club lo aveva ingaggiato aggirando la legge che proibiva il professionismo. Garbutt ripagò quella furbata e lui, soprannominato dai tifosi "Mister Pipetta" portò al Genoa scudetti Nel 1927 Garbutt passo alla neonata A.S. Roma, con la quale vinse subito una coppa Coni e al Napoli la stagione successiva. Vittorio Pozzo lo volle al suo fianco per preparare la nazionale ai Mondiali del 1934, alle Olimpiadi del 1936 e ai Mondiali del 1938. E Garbutt perpetuò la leggenda di allenatore vincente. Con la sua vicenda umana e sportiva - l'avventura di un inglese in Italia negli anni difficili del fascismo e poi della guerra - nasce nel nostro paese il calcio moderno.
Parlando di leggende del calcio non si può dimenticare Arpad Weisz, vincitore di quattro scudetti tra il 1930 e il 1938 e finito ad Auschwitz. Ce lo ricorda allora MATTEO MARANI, direttore del Guerin Sportivo, col suo "DALLO SCUDETTO AD AUSCHWITZ - STORIA DI ARPAD WEISZ, ALLENATORE EBREO, (Imprimatur Editore, p. 174, 15 euro), un libro che commuove e indigna e che va letto tutto d'un fiato. Di Weisz allenatore del Bologna sapeva poco o niente anche Enzo Biagi: "Mi sembra si chiamasse Weisz, era molto bravo ma anche ebreo e chi sa come è finito", ha scritto in "Novant'anni di emozioni". E' finito ad Auschwitz, è morto la mattina del 31 gennaio 1944. Il 5 ottobre 1942 erano entrati nelle camere a gas sua moglie Elena e i suoi figli Roberto e Clara, 12 e 8 anni. Questa è la risposta, documentata, di Matteo Marani, bolognese, giornalista e storico appassionato. Tre anni di ricerca scrupolosa e ossessiva, perchè gli pareva di inseguire un fantasma. Questo libro ricostruisce in modo pertinente la storia di Arpad Weisz, quattro volte scudettato, e ce la restituisce in un romanzo tanto inarrestabile quanto commovente.
Ma si, dai, scherziamoci su. Il calcio moderno profuma di epos antico. Nell'immaginario collettivo i divi dello sport hanno sostituito gli eroi dell'Odissea e dell'Iliade. Ne era ben conscio Gianni Brera quando scriveva: "Il vero calcio rientra nell'epica.....la sonorità dell'esametro classico si ritrova intatta nel novenario italiano, i cui accenti si prestano ad esaltare la corsa, i salti, i tiri, i voli della palla secondo geometria o labile o costante....."
"TOTTEIDE" scritta dall'enigmista,attore, poeta, esperto di metrica FRANCO COSTANTINI (Imprimatur Editore, p. 122, 11,50 euro) nasce proprio da questa consapevolezza (seria e giocosa a un tempo). E così i "topoi" della tradizione epica (solennità della struttura metrica; linguaggio alto; celebrazione del mito, dell'avventura, della gloria) sono qui utilizzati per raccontare un moderno eroe del calcio: Francesco Totti, simbolo di Roma e della Roma. Perchè il rettangolo di gioco è metafora del campo di battaglia; le squadre rappresentano gli eserciti; i "capitani" sono i "condottieri". Solo che al posto del novenario l'autore ha scelto l'endecasillabo di dantesca memoria per celebrare in quasi duemila versi assist e gol, sconfitte e vittorie; per dare una forma mitica a chi (almeno per i tifosi giallorossi) mito lo è già.
Lavorando come due Indiana Jones della parola, andando cioè alla ricerca di quanto è uscito da bocche famosissime,scavando negli archivi e divertendosi come pazzi (proprio come farete voi lettori) i due giornalisti della Gazzetta dello Sport MASSIMO ARCIDIACONO e MAURIZIO NICITA hanno trovato l'Eldorado. Perchè con "PAPAVERI E PAPERE - PRODEZZE E NEFANDEZZE DEI PRESIDENTI DEL CALCIO" (Imprimatur Editore, p. 189, 14,50 euro) i gazzettieri hanno sottratto all'oblio le perle di saggezza (si fa per dire) di personaggi che nella vita quotidiana gestiscono piccoli e grandi imperi, che appartengono insomma alla "crema dell'imprenditoria nazionale". Eppure, appena si occupano di pallone, questi stessi personaggi improvvisamente si trasformano e smarriscono lucidità. Verrebbe voglia di aggiungere, parlano come mangiano. Da Berlusconi a Cellino, da De Laurentiis a Lotito, da Preziosi a Zamparini, ecco i ritratti irriverenti ma puntuali dei potenti del pallone. Con oltre 400 frasi indimenticabili: strafalcioni e nonsense, clamorose sparate, inaspettate confezioni. E ancora: un capitolo su "sceicchi e magliari" e l'amarcord dei pittoreschi padri padroni del passato,
Il calcio con le sue frenesie funziona come la "livella" di Totò: l'ultimo dei tifosi è uguale al primo dei presidenti, Paperone smette di essere diverso da Paperino.
A proposito arriva allora "TE LO DO IO LO SCOOP" (Imprimatur Editore, 157 pag., 14 euro) che i giornalisti ALFREDO PEDULLA' e XAVIER JACOBELLI dedicano ai "Segreti, peccati e storie vissute di calciomercato". Una coppia ben assortita e di provata esperienza che ci mostra il calciomercato per quello che è: una grande fiera dei sogni alla quale tutti i tifosi vogliono partecipare. Perchè il calciomercato non chiude mai, il calciomercato supera ogni immaginazione, il calciomercato è una storia tutta da raccontare. Affari, milioni, bidoni, campioni: un monopolio su scala planetaria con la differenza che i soldi sono veri e chi non li ha, non se li può dare. Tevez, Cassano, Gomez, Mazzarri, Allegri, Raiola, Balotelli, Cavani, Higuain, De Laurentiis, Berlusconi, Moratti, Thohir, Agnelli, Della Valle, Abramovich, gli sceicchi, Platini, Blatter, il fair play finanziario, i crac annunciati, le congiure di palazzo, i segreti, i peccati e le storie vissute. Tutto quello che avreste voluto sapere su un mondo mai abbastanza conosciuto. Ecco perchè è stato scritto questo libro.
Ma il calcio è anche favola, poesia, disincanto e allora ben venga "KEEP CALM AND FORZA SASSUOLO!" del giornalista nativo di Sassuolo STEFANO FOGLIANI (Aliberti Editore,p. 139, 13 euro) che con amore e passione racconta il Sassuolo Calcio, espressione della città più piccola mai rappresentata in serie A dal dopoguerra a oggi. Molti si chiederanno da dove sia spuntato e come diavolo sia potuto finire nella massima serie, a giocarsi i propri destini contro le big del nostro calcio. Una storia sportiva, con protagonisti veri, che diventa una favola. Anche nel lieto fine.
"L'avresti mai detto?" chiede il barista del Luana al Gatto mentre Sky "zoomma" sulle due squadre che entrano in campo accompagnate da un boato che è più di una promessa. "No" risponde il Gatto, e si vede bene, anche nella penombra della sala tv del bar, che ha gli occhi lucidi a causa di quelle maglie a strisce neroverdi che si porta stampato nel cuore e sulla pelle. Negli altri sport ci sono (anche) il talento, la disciplina, la determinazione, ci sono storie che vale sempre la pena raccontare, ma nel calcio, vuoi perchè ci giocano, o ci hanno giocato un po' tutti, e tutti hanno provato a giocarci bene, le storie hanno sempre un'epica tutta speciale.
"Ci vediamo martedì prossimo. In Inghilterra, Bill, in Inghilterra". "No - disse Bill Shankley -. Tu mi vedrai a Anfield, John. E Anfield non è Inghilterra, Anfield è a Liverpool e Liverpool non è in Inghilterra, Liverpool è in un altro paese, John. In un altro paese, in un altro campionato". Bastano queste parole per capire qual'è il filo conduttore di "RED OR DEAD", il romanzo che DAVID PEACE (Il Saggiatore, p. 649, 23 euro) dedica al Liverpool Footbal Club, da quando nel 1959 era in Seconda Divisione fino ai giorni nostri, attraverso la storia di Bill Shankly che quindici stagioni più tardi aveva riportato i Reds in Prima Divisione vincendo tre campionati, due Coppe d'Inghilterra e la Coppa Uefa. Un uomo destinato a diventare una figura leggendaria dello sport, con la sua ascesa partita dopo partita, allenamento dopo allenamento, la sua ossessione totalizzante per il calcio, il suo desiderio di vittoria e il suo amore per la squadra e i suoi sostenitori. Giorno dopo giorno, notte dopo notte, David Peace canta il ritiro di Bill Shankly, i dubbi e i rimpianti di un uomo che vorrebbe ricominciare tutto da capo. Canta Shankly che si aggira per Liverpool come un re decaduto, riverito dai tifosi, ma osteggiato dallo stesso club che ha portato al trionfo.
Dopo "IL MALEDETTO UNITED", David Peace torna al mondo del calcio e sbalordisce ancora una volta il lettore con la sua scrittura incisiva, in grado di trasformare le vicende individuali in narrazioni epiche e universali. "RED OR DEAD" non è solo il romanzo di un uomo, di una squadra e della loro città: è il racconto duro e commosso dell'epoca d'oro del calcio inglese e del suo inevitabile declino. La conferma di uno dei massimi autori contemporanei.
Pochi sport riescono a stimolare scrittori e cineasti come la boxe. E quando si parla di pugilato subito il pensiero corre al più grande, "The Greatest", Muhammad Alì o Cassius Clay, chiamatelo come volete, il pugile che alle Olimpiadi di Roma 1960 stupì il mondo e che fino ad oggi conserva un alone di mito e leggenda. Un ring, due avversari, quattro guantoni: ogni pugno è un moltiplicarsi di emozioni, ogni ko una possibile rinascita. Due libri su Clay stanno nobilitando questo 2014: "MUHAMMAD ALI'. L'ULTIMO CAMPIONE, IL PIU' GRANDE?" di quel grande esperto che è RINO TOMMASI (Editore Gargoyle, p. 160 40 euro) con un ricco corredo fotografico e "IL MIO ALI" di GIANNI MINA' (Rizzoli Rai Eri, p. 443,18 euro) dove il giornalista torinese raccoglie i suoi articoli scritti sul campione dal 5 marzo 1971 a oggi. L'idea di questo viaggio, nei ricordi professionali di Minà, è nata quasi causalmente dalla curiosità della moglie Loredana che, mettendo in ordine alcuni passaggi dello sterminato archivio cartaceo del giornalista, si è imbattuta in alcune cronache del campione di louisville e ne ha scoperto il fascino. La sensibilità sulle vicende di Cassius Clay, anche ora che il campione è afflitto dal morbo di Parkinson, è la prova della bravura di Minà e conferma la singolarità del libro che, non a caso, è introdotto da un prologo di Minà, artista sommo, ma anche indiscutibile esperto di boxe.
Dal mito di Alì al pugilato di casa nostra con i libri autobiografici di due grandi campioni che hanno fatto grande la boxe azzurra: PATRIZIO OLIVA pubblica "SPARVIERO" (Sperling & Kupfer, p. 331, 17,90 euro) e CLEMENTE RUSSO è autore di "NON ABBIATE PAURA DI ME" (Fandango, p. 236, 17,50 euro).
Da un mito della boxe ai miti del ciclismo, di ieri e di oggi. Partendo dal "BARTALI" di LEO TURRINI (Imprimatur Editore, p. 252, 16 euro), la storia dell'uomo che vinse il Giro, il Tour e conquistò un posto nel Giardino dei Giusti. Il Ginettaccio che disse: "Sono convinto che anche Fausto Coppi, quando ci ritroveremo in Paradiso, sarà d'accordo con me: il ciclismo di campionissimi ne ha avuti due, io e lui". Ecco allora un altro grande che tutti portano nel cuore: Marco Pantani. Per lui si è scomodato ancora LEO TURRINI con "IL PIRATA E IL COWBOY" (Imprimatur Editore, p. 139., 15,50 euro) che racconta una sfida forse troppo breve nell'estate del 2000 tra tra il Pirata e Lance Armstrong, il Cowboy. Tra disgrazie e tragedie, tra orrori ed errori, entrambi hanno segnato nel bene e nel male, il nostro tempo. Abbandonarli all'oblio, fingendo di dimenticarli, farebbe torto non soltanto alle lorobiografie, ma a noi stessi.
Chi non dimentica Pantani è invece un suo grande amico, il giornalista DAVIDE DE ZAN che con "PANTANI E' TORNATO" (Edizioni Piemme, p. 228, 16,90 euro), ripercorre l'odissea del romagnolo da quel maledetto 5 giugno 1999 a Madonna di Campiglio, quando il suo ematocrito superò il limite consentito, fino ad oggi con le ultime rivelazioni sulla sua morte nel residence riminese. Tre persone non hanno mai smesso di lottare per restituire l'onore a Marco Pantani e trovare finalmente la verità. Tonina, la mamma che ha sempre rifiutato la versione ufficiale. Antonio De Rensis, l'avvocato di famiglia che ha messo testa e cuore in questa battaglia. E Davide De Zan, un giornalista ostinato, che di Marco era un grande amico.
Anche quella di Vincenzo Nibali è una grande storia, quella di un ragazzino di Sicilia innamorato, sin dagli anni verdi, delle corse in bicicletta. Dalla prima superleggera costruita insieme al padre, alla mountain bike ricevuta in regalo a 14 anni - per la quale rinunciò allo scooter -, le stagioni della sua formazione sono scandite dal ritmo lento e frenetico delle pedalate: quelle in grado di condurlo, insieme agli amici, a esplorare le contrade della propria meravigliosa isola e quelle, seguite in televisione, dell'idolo Pantani
Dopo le prime vittorie nelle competizioni locali, l'adolescente Vincenzo si trova a un bivio: restare a casa vicino ai propri affetti, o emigrare in Toscana per affinare il proprio talento? La sua scelta, dettata dal coraggio e dal desiderio di indipendenza, non può che essere quella di trasferirsi nella regione che considera "la mamma del ciclismo". Inizia così la sua avventura più grande: dimostrarsi capace di trovare un posto nel mondo grazie alla capacità di sacrificio e all'istinto che lo guida ad attaccare senza risparmio in ogni corsa. Vince tanto, arrivando a laurearsi campione d'Italia juniores, per poi conoscere l'onore delle convocazioni in Azzurro e meritare il salto tra i professionisti.
Storie d'amore e d'amicizia, rivalità e collaborazioni, scandiscono la sua esistenza, legate in maniera inestricabile alla missione che si è scelto: provare a vincere le più grandi corse a tappe del mondo. Eccolo allora a caccia del successo sulle strade d'Italia, Francia e Spagna, fra delusioni cocenti, conferme clamorose e prove d'orgoglio dal sapore epico: con la vittoria nella Vuelta del 2010, del Giro nel 2013 e, da ultimo, del Tour disputato nel 2014, il ragazzo di Sicilia si guadagnerà l'ingresso nell'esclusivo "club della tripla corona", dimostrerà al mondo che non esistono sogni impossibili e, allo stesso tempo, si renderà conto che il viaggio intrapreso l'ha trasformato in uomo. Questo è "VINCENZO NIBALI - DI FURORE E LEALTA'", (Mondadori Editore, p. 314, 17,50 euro) l'autobiografia che il campione ha raccontato ad Enrico Brizzi, un sogno diventato realtà.
"Non sono una macchina, non sono imbattibile; semplicemente l'automobilismo fa parte di me, del mio corpo. Quattro ruote, un sedile, un volante. E questa è la mia vita da sempre", pensieri e parole di una leggenda dell'automobilismo: Ayrton Senna. E' LEO TURRINI a raccontare la carriera del brasiliano tra grandi trionfi e cocenti sconfitte, tra gesti di maestosa nobiltà agonistica e rovinose cadute di stile. Con "SENNA - IN VIAGGIO CON AYRTON" (Imprimatur Editore, p. 169, 15 euro) con prefazione di Dino Zoff e postfazione di Felipe Massa, Turrini parte dal fondo, con l'ultimo viaggio sull'aereo che ospita in business class la salma del Campionissimo. Per poi raccontarlo con amore e passione e questo appare dunque un tributo figlio della gratitudine perchè chi ha conosciuto almeno un po' Ayrton Senna ha un debito col destino.
Su Marc Marquez, il fenomeno della MotoGP ed erede di Valentino Rossi sono tanti i volumi che gli vengono dedicati. Centinaia di pagine e fotografie per raccontare la vita di un ragazzo che deve ancora compiere 22 anni. MARCO MASETTI ha curato "MARC MARQUEZ NATO PER VINCERE" (Nada Editore, p. 192, 25 euro) corredato dalle foto di Gigi Soldano, Tino Martino e Jaime Olivares. Dalla Spagna arriva invece "MARC MARQUEZ MEGLIO DI UN SOGNO" (Mondadori Editore, p. 224, 25 euro) realizzato da EMILIO PEREZ DE ROZAS con il consenso dello stesso pilota. Un volume che sin dalla copertina, dove compare un Marquez sorridente e rilassato, esprime la filosofia del bicampione mondiale: "Bisogna affrontare la vita con ottimismo, con positività. Preferisco un sorriso a qualsiasi altro gesto perchè il sorriso è il riflesso del lato buono della vita e anche gli ostacoli si superano meglio con un sorriso". E c'è anche il volume di LUCA DELLI CARRI e CLAUDIO COSTA, "MAGIC MARQUEZ" (Editore Sperling & Kupfer, p. 173, 16 euro) per un tris pro Marc tutto da leggere.
Correva l'anno 1980, esattamente il 5 luglio. Di qua c'è l'Orso alto e biondo come un Dio vichingo, infaticabile, una macchina bella e perfetta. Di là c'è il Genio: piccolo e riccioluto, rapido e indisponente col suo gioco d'istinto e d'attacco. Uno è il campione in carica Bjorn Borg, l'altro John McEnroe. Insieme, quel giorno, riscriveranno la storia del tennis. E poi eccolo lì, con la divisa verde e viola dei raccattapalle di Wimbledon c'è anche lui, Warren Favella, undici anni e un talento innato per la solitudine. Porge gli asciugamani ai giocatori, li rifornisce di palline, ne osserva da vicino i tic, i gesti tecnici e quelli scaramantici, ci racconta ammirato e incredulo tutto ciò che accade in campo davanti ai suoi occhi. E intanto ci parla di sé, come e perchè sia cascato anche lui dentro le tre ore e cinquantatre della finale, mettendo da parte in un sol colpo i pomeriggi sui libri, le ansie di sua madre, il sogno di diventare casellante ("Perchè è un lavoro triste e i lavori tristi oggi non li vuole fare più nessuno") e la ricerca di qualsiasi cosa possa parlargli di un padre che non ha mai conosciuto.
"LA GRAMMATICA DEL BIANCO" (Rizzoli, p. 267, 15 euro), scritto da ANGELO CAROTENUTO, è un romanzo lieve e profondo, divertente e intenso, su quanto sia duro e avvincente trovarsi soli al di qua di una rete, accogliere la sfida di uno scambio, giocarlo, perderlo e dimenticarlo in fretta per affrontare al meglio il successivo. In altre parole: su quanto sia duro e avvincente diventare grandi, dentro e fuori un campo di tennis.
La coppia ADRIANO PANATTA-PAOLO VILLAGGIO è senz'altro improponibile su un campo di tennis. Ma tra le righe di "LEI NON SA CHI ERAVAMO NOI" (Mondadori Editore, p.118, 17 euro) i due sembrano essere insieme da sempre. "Era sempre così: che a un certo punto Paolo mi chiamava. Ovunque fossi, quando l'estate si avvicinava, mi arrivava la sua telefonata e c'era spesso da divertirsi. Mai una volta che fossi riuscito a prevedere quello che mi stava per proporre, neanche lontanamente, e questo era il bello di quel grande fantasista della vita che è Villaggio. C'era da divertirsi, si, e anche un minimo di cui preoccuparsi. Ma quello che è successo nell'estate del 1982 supera ogni immaginazione e, ora che ne faccio mente locale su quel periodo, mi sembra quasi irreale che sia andata davvero così".
Sembra di leggere una storia fantozziana doc, con Paolo Villaggio nella parte del megadirettore galattico del tempo libero e Adriano Panatta in quella del grigio impiegato obbligato ad assecondarne le iniziative più assurde. La differenza, in questo spumeggiante libro, è che è tutto vero, incredibile e molto divertente.
"LEI NON SA CHI ERAVAMO NOI" è il racconto di un'amicizia profonda e sopra le righe tra due formidabili protagonisti degli anni Ottanta: il più grande tennista italiano di sempre e il più geniale artista comico di quel decennio. Da questo sodalizio tra fuoriclasse sono scaturite vacanze e imprese mirabolanti, viaggi improvvisi e improvvisati, pieni di incontri fortuiti con bizzarri sconosciuti, benevole truffe fatte e subite, sceneggiate teatrali per uscire da un'impasse, momenti di reale imbarazzo e di nessuna pietà, abbuffate di cibo e bevute da denuncia, con qualche sbadata volée sui campi da tennis fronte mare a beneficio dei turisti. Il tutto ovviamente, coinvolgendo mogli, amici, parenti e avventori sempre completamente ignari di ciò che sarebbe accaduto di lì a poco alle loro esistenze. Sullo sfondo di queste gesta picaresche - con Villaggio-Don Chisciotte e Panatta-Sancho Panza - emerge il profilo dell'Italia di quegli anni, un paese in pieno boom economico che aveva nel triangolo Forte dei Marmi-Bonifacio-Porto Rotondo il palcoscenico estivo e soprattutto un'incontenibile voglia di godersi la vita.
E visto che di tennis si parla, impossibile perdere "SOLO UNO" (Absolutely free, p. 150, 12,70 euro) di ROSSANA CAPOBIANCO e RICCARDO NUZIALE: una sintesi della rivalità Federer-Nadal che, oltre ad essere stata la più nitida e appassionante dell'ultimo decennio, ha anche rappresentato il confronto tra due modi di esistere.
Ci sono giorni felici e giorni no. Giorni in cui potresti cantare dalla gioia e giorni in cui vuoi nascondere la testa sotto il cuscino. E' normale, a tutti capitano. Anche a CARLOTTA FERLITO che in "VOLA CON ME - IL MIO DIARIO" (Fabbri Editori,p.155, 13 euro) ci apre il suo cassetto più segreto e ci racconta come ha superato grandi e piccole paure, come ha trasformato la rabbia nella spinta a migliorarsi sempre, come l'energia sia la strada verso il successo, come la felicità stia nelle piccole cose. Ci spiega cosa sono per lei (campionessa di ginnastica artistica e partecipante alle Olimpiadi di Londra 2012) l'amore e l'amicizia, il fastidio, la sorpresa e la tristezza e perchè un tocco di pazzia è fondamentale per inseguire i propri sogni. Con tante frasi, foto, playlist e ispirazioni (che i lettori potranno completare!) per affrontare ogni emozione nel modo giusto, accompagnate da preziosi consigli dei fan. Come dice lei: "Senza di loro non so come farei.Sono la cosa più bella che ho".
"Se non sogniamo siamo morti". Questo è il motto di KILIAN JORNET, il giovane skyrunner catalano che il 21 agosto 2013 ha stabilito il nuovo record di salita e discesa del Cervino: 2 ore e 52 minuti per toccare il cielo e tornare indietro. Per Kilian la montagna rappresenta il sogno più grande ma, come ha imparato tragicamente, può anche trasformarsi nel peggiore degli incubi. Durante una traversata del Monte Bianco, infatti, Kilian ha perso il suo maestro, il suo idolo, il suo migliore amico. E il suo mondo è andato in pezzi. Nel periodo che è seguito, fatto di tante domande, dubbi e interrogativi su ciò che stava facendo, ha elaborato un nuovo progetto studiato per mettersi alla prova ancora una volta, per sondare il confine tra coraggio e incoscienza, per capire davvero se stesso e il senso delle sue imprese. Il progetto prevede di scalare una delle vette più alte dell'Himalaya, il Gosainthan, al confine tra Cina e Nepal. Sono solo in tre, per un'avventura impossibile. Una spedizione invernale, senza corde, armati solo di un paio di sci, qualche provvista e una tenda.
Questo libro "LA FRONTIERA INVISIBILE" (Fabbri Editori, p.223, 16 euro) con sottotitolo "Sull'Himalaya. In inverno. Senza corde. Bisogna correre o morire", racconta quel viaggio, che è allo stesso tempo una ricerca, una fuga, un momento di conoscenza, un incontro con luoghi e persone lontane e con gli angoli più profondi di sé. In queste pagine di una sincerità toccante, Kilian Jornet ci invita a seguirlo nel suo viaggio, ad andare oltre noi stessi, a oltrepassare le frontiere. Perchè, come ama ripetere prima di ogni nuova sfida, "Il sogno non è arrivare in cima, ma tutto il percorso che hai fatto fino a lì".
Chi va in bicicletta se l'è sentito dire almeno una volta nella vita: ma chi te lo fa fare? Perchè sottoporsi a sofferenze eroiche pur di arrivare in cima a un passo sconosciuto? Perchè masticare chilometri su chilometri per il puro gusto di tagliare un traguardo - il proprio - con le guance impastate di fatica e commozione? In questo libro "MA CHI TE LO FA FARE? - SOGNI E AVVENTURE DI UN CICLISTA SEMPRE IN SALITA" (Fabbri Editori, p. 302, 15 euro), dedicato a chi ha già trovato la risposta ma anche a chi ancora non la conosce, GIACOMO PELLIZZARI, uno che dieci anni fa è salito su una bici da corsa e da allora non ha mai smesso di pedalare, contraendo una pericolosa dipendenza per le salite alpine, ci conduce su percorsi ciclistici celebri per la loro perfidia per raccontarci uno degli sport più amati. Tra aneddoti sui grandi campioni, ritratti di intrepidi ciclisti della domenica e consigli pratici per affrontare le difficoltà, Pellizzari ci spiega come la bicicletta gli ha cambiato la vita. Da quando pedala, ha conosciuto tanti amici, ha visto le montagne più belle del mondo, ha rivissuto le imprese dei grandi "gareggiando" a distanza con Pantani e con Wiggins, con Ullrich e Coppi, con Gimondi e il nonno Bruno, che durante la guerra, come un piccolo Bartali, portava sulla sua Umberto dei dispacci più urgenti. Ma soprattutto ha imparato a convivere con il dolore per distillarne il piacere più grande: quello di superare ogni giorno i propri limiti, tornare a essere puro corpo e sentirsi vivo davvero. Perchè, come dice lui, "quando si pedala il dolore è una componente essenziale del piacere. Bisogna imparare a sopportarlo, a conviverci. Se non si è disposti ad accettarlo, non si amerà la bicicletta". Del resto, non è obbligatorio.
C'è anche chi ha viaggiato in bici per 18.000 chilometri nell'Ottocento, quando c'era il re, la Belle Epoque, i caffè letterari, il cinema era solo una pellicola di 17 metri tra le mani dei fratelli Lumiere, quando il Ministero delle Poste e Telegrafi archiviò alla voce "mandatelo in manicomio" la lettera di un bolognese di nome Guglielmo Marconi che dice di avere inventato un telegrafo senza fili. E c'era anche Luigi Masetti, del quale lo scorso 18 dicembre si sono festeggiati i 150 anni della nascita, il Forrest Gump del pedale sul quale LUIGI ROSSI ha scritto il libro "L'ANARCHICO DELLE DUE RUOTE" (Ediciclo Editore, p.186, 14,50 euro), con un sottotilo che è tutto un programma: "Luigi Masetti: il primo cicloviaggiatore italiano, Milano-Chicago e altre imprese di fine Ottocento". Un poeta del viaggio, un eroe del fango e della polvere, un ciclista che riuniva le folle al suo passaggio: questo è stato Luigi Masetti, il promo cicloviaggiatore italiano del quale si abbia memoria, che il fondatore del "Corriere della Sera"Eugenio Torelli Viollier, definì "l'anarchico delle due ruote". Pioniere dei viaggi avventurosi e protagonista di grandi imprese, nel 1893 Masetti compie il viaggissimo Milano-Londra-Chicago-Londra-Milano in bicicletta e il resoconto dell'impresa viene pubblicato a puntate sulle pagine del quotidiano milanese e un suo lungo ritratto appare sulla rivista del Touring Club Italiano. Masetti esplora il mondo di fine Ottocento dalla sella della bici; attraversa Stati Uniti, Francia, Inghilterra, Spagna, Germania, Russia, Medio Oriente; incontra e conosce il Presidente degli Stati Uniti e conversa amabilmente con Tolstoj. Di lui scompaiono tracce e testimonianze nei primi anni del Novecento. Questo libro ci restituisce finalmente la storia di questo affascinante personaggio.
Raccontare Pier Luigi Marzorati parrebbe impresa semplice, tali e tante sono le sue benemerenze: dalle vittorie conquistate in ogni angolo d'Italia, del vecchio continente e del globo, alle quattro edizioni dei Giochi Olimpici, coronate dall'argento di Mosca 1980; dai due scudetti con la maglia della Pallacanestro Cantù, sua seconda pelle, alle infinite coppe internazionali; dalla Presidenza del Comitato Regionale CONI Lombardia alla recentissima medaglia d'oro per meriti sportivi consegnatagli a Roma dal Premier Matteo Renzi e dal Presidente CONI Giovanni Malagò, e infine l'ingresso a pieno titolo tra le 100 leggende dello sport italiano, il Pantheon dei grandi sportivi italiani. Ma ci sono state anche le sconfitte, come in qualsiasi parabola esistenziale.
A raccontarlo ci provano con efficacia e brillantezza MATTIA GUASTAFIERRO, ALBERTO e ALESSIO FIGLIOLIA con "LA LEGGENDA DELL'INGEGNERE VOLANTE - AL BASKET PER CASO, AL CONI PER SCELTA" (Edizioni A. Car, p. 347, 18 euro), una sorta di autobiografia corredata da magnifiche foto in bianco e nero.
Giocare contro Marzorati non è mai stato facile per alcuno troppo scintillante per opporvisi, il talento del playmaker nato a Figino Serenza; giocare con Marzorati deve essere stato facile, ma anche difficile, proprio per la sua intelligenza fuori dal comune. Quando ti confronti ogni giorno con un fuoriclasse, si alza l'asticella dell'impegno dovuto. Puoi fare un canestro facile grazie a un suo illuminante assist, sai di poter contare sulle sue invenzioni, ma devi mostrarti all'altezza. E il Pierlo era un perfezionista, non lasciava nulla al caso, nulla di intentato e nulla era scontato, per migliorare, per raggiungere la meta. Si allenava di più. Più di tutti. La stessa voglia di crescere era manifestata da Pier Luigi anche nella vita extracestistica, come simostra la laurea in ingegneria conseguita al prestigioso Politecnico di Milano: 29 esami dati e non regalati mentre giocava ai massimi livelli. Un modello, un esempio. un messaggio da trasmettere. Un orizzonte sempre da esplorare.
Chissà se Francesco Totti si è mai chiesto calciando il suo famoso "cucchiaio" a cosa fosse dovuto l'effetto che imprime alla palla. Genio calcistico? Talento? Non solo. Per il capitano giallorosso e per tutti coloro che vogliono scoprirlo, non resta che leggere il libro di NICOLA LUDWIG e GIANBRUNO GUERRERIO "LA SCIENZA NEL PALLONE" (Zanichelli Editore, p. 176, 10,50 euro).Un testo che spiega come il calcio non sia solo emozioni ma che ogni gesto atletico, tito, dribbling, palla che si insacca e persino il tripudio sugli spalti rispondono alle leggi naturali studiate dalla fisica e dalla matematica. Spiegano che più o meno inconsapevolmente Zidane, Baggio e Messi con le loro performance hanno messo in pratica le teorie di Einstein, Galileo e Newton. Solo che questi ultimi non figurano nell'album delle figurine Panini.
Certo Maradona non ha preso il Nobel della fisica per il gol all'Inghilterra nella semifinale mondiale dell'86 (si è accontentato di alzare la coppa): Ma quella progressione dalla metà campo, tutta corsa, dribbling e tiro è la sintesi ideale di una serie di fenomeni fisici. Dal tackle alla rimessa laterale, dalla rabona alla rovesciata ("il gesto più folle del calcio"): ognuna di queste azioni risponde a una legge della fisica che si può prevedere e calcolare. Che cos'è quindi un colpo di testa? Classica applicazione della "teoria degli urti". E il tiro a rientrare? Dovuto all'Effetto "Magnus". Con leggerezza e chiarezza espositiva gli autori ci spiegano come un portiere potrebbe improvvisarsi novello Einstein e calcolare l'area di parabilità della sua porta o il tempo di uscita. O come un attaccante potrebbe imprimere più potenza al suo tiro. E ci aiutano a sfatare qualche mito del calcio (con una rubrica ad hoc). Ad esempio: è proprio vero che se il pallone è liscio è più veloce? E che se un giocatore è più massiccio calcia con più potenza? In più, sapevate che..... a piedi nudi i tiri sono più forrti? Anche se poi fanno più male. E che un colpo di testa è più potente di un calcio?
Un modo diverso di conoscere il gioco più diffuso del mondo, anche se leggerlo non ci farà diventare calciatori di talento. Per quello serve anche la magia del calcio.
Il libro fa parte della collana "CHIAVI DI LETTURA" a cura di LISA VOZZA e FEDERICO TIBONE. Sono piccoli libri scritti da scienziati e divulgatori di valore. Affrontano temi di rilievo per la realtà contemporanea con un linguaggio chiaro, esatto e rapido.
Uno scienziato dello sport ha detto: "E' molto difficile che la tecnologia ti faccia vincere, ma non avere la tecnologia di sicuro ti fa perdere. Infatti per vincere una gara sportiva è ormai questione di millesimi di secondo o di centimetri. Quel tanto che serve per alzare una coppa, tagliare il traguardo, segnare un gol. Dove la tecnologia è l'elemento determinante. A raccontare come la scienza faccia la differenza tra il trionfo e l'anonimato nello sport ci pensano NUNZIO LA NOTTE e SOPHIE LEM col libro "SPORTIVI AD ALTA TECNOLOGIA - LA SCIENZA CHE AIUTA A COSTRUIRE CAMPIONI" (Zanichelli Editore, p. 200 + eBook, 12,90 euro), primo classificato al 48° Concorso letterario CONI 2014.
Certo nessun apparecchio trasformerà l'uomo comune in Usain Bolt o un dilettante in Lionel Messi. E gli autori ci tengono a precisarlo già nell'introduzione: "Nessuna tecnologia sostituirà mai gli ingredienti indispensabili per vincere nello sport come il talento dell'atleta, l'intelligenza dell'allenatore e le lunghe ore di fatica dell'allenamento". Non sarà la racchetta in fibra di carbonio a far vincere Nadal. Ma provate a farlo giocare contro Federer con una racchetta di legno. Insomma la tecnologia è un elemento indispensabile per migliorare la performance sportiva. E non da oggi. Pensate all'olio con cui i lottatori alle Olimpiadi dell'antica Grecia si ungevano per rendere difficile la presa dell'avversario. antesignano della sciolina, il libro illustra i materiali, i sensori, le applicazioni software che aiutano un atleta a diventare un campione. Tanta innovazione la dobbiamo agli "scienziati dello sport", che affiancano medici e preparatori atletici con un numero impressionante di attrezzature per misurare e valutare le prestazioni. E insieme agli strumenti cresce anche il relativo fatturato mondiale, miliardario e in costante aumento.
Il libro fa una disamina generale della tecnologia nello sport e si concentra su 4 discipline: calcio, nuoto, sci, ciclismo. Perchè? Troppo facile (e al contempo complesso) prendere ad esempio la Formula 1 o la Coppa America, sport di pura tecnologia. Invece il testo di LANOTTE e LEM vuole affrontare l'argomento in modo chiaro, esaustivo mostrando come software, strumenti e apparecchiature migliorino il talento atletico. Consideriamo il nuoto: gli studi si concentrano su come ridurre il "drag" (la resistenza del fluido). Fecero successo i "supercostumi" che fruttarono tanti record, proibiti però dopo i mondiali di Roma del 2009. Succede quando le tecnologie permettono a un atleta di sovvertire le gerarchie senza un merito reale. Però la tecnologia non è doping, è ricerca, selezione, studio da applicare innanzitutto all'allenamento. Il doping è una scorciatoia illegale. Ma la frode tecnologica può capitare: come la leggenda che gira su internet di un ciclista svizzero che produceva accelerazioni talmente incredibili che si è sospettato di un motore nascosto.
Il calcio non accetta la tecnologia ed è un esempio di conservatorismo. E' una disciplina a metà tra sport e spettacolo con la scienza che è importante: dai palloni dalle traiettorie imprendibili agli scarpini superperformanti. Ma anche la match analysis, l'insieme di strumenti per lo studio della tattica. Ma niente moviola in campo però. Anche lo sci si è evoluto di pari passo allo sviluppo tecnologico. Si è passati dai pericolosissimi sci di legno ai moderni carving, dalle giacche-paracadute degli anni '40 alle tute sempre più all'avanguardia E la scienza-arte della sciolinatura per ottimizzare in ogni circostanza lo scivolamento sulla neve.. Il libro illustra tutto questo con in appendice le rubriche di "FORSE NON SAPEVI CHE..." e finendo con "9 MITI DA SFATARE" Uno di questi è la domanda che alla fine si porranno tutti i lettori: arrivati a questo punto si sono raggiunti i limiti umani o ci sono ancora record da battere? "Si, sempre più lentamente. Il superamento dei limiti non è un processo lineare - spiega LANOTTE - ma piccoli miglioramenti ci saranno sempre". Finchè non arriva il Bolt di turno a sovvertire i pronostici. Il libro fa parte della collana "CHIAVI DI LETTURA".
Questa è la storia di Alessandro ed Ettore, due ragazzi genovesi a cui la vita ha tirato presto uno dei suoi colpi peggiori: la perdita del padre. Alessandro è ambizioso, egocentrico e fragile. A 19 anni si ritrova già ad essere un perdente: suo padre, "il faccendiere", si è ucciso dopo la scoperta di un giro di corruzione e malaffare, facendogli conoscere la povertà e il desiderio di ritrovare il suo posto nel mondo. Ettore è figlio del primo italiano morto a Kabul ed è diventato un piccolo criminale irresponsabile a causa dell'abbandono e dei previlegi a cui l'ha abituato il fatto di avere avuto per genitore un "eroe" - il fatto che al posto di suo padre ci sia il poliziotto più marcio della città non aiuta.
Alessandro ed Ettore sono due kickboxer che vengono da esperienze estreme, al margine della legalità, in una Genova in bianco e nero che è un porto delle nebbie e non solo esteriori. Sono in guerra con il mondo, con le donne e con gli uomini. Il loro coraggio, la loro volontà di sacrificio sono sempre sul punto di trasformarsi in odio e risentimento. Due vite abbandonate a un vortice autodistruttivo che si incroceranno in un incontro decisivo di fronte a una platea molto più vasta di quanto potessero immaginare, sotto lo sguardo corrosivo dei media. Ma alla fine saranno loro due soli, uno di fronte all'altro sul ring, armati solo di se stessi, dei loro corpi mortali e delle loro esistenze scheggiate dal caso, dal destino, dagli amori incompiuti. Scorrerà del sangue, che altro? In definitiva è solo la lotta a decidere quel che si è davvero. STEFANO TRUCCO autore di questo romanzo "FIGHT NIGHT" (Editore Bompiani, p.416, 19 euro) ci racconta un mondo duro e caotico, al di qua e al di là dell'umano, senza scupoli nè sconti, sul confine tra il ridicolo e l'osceno, dove i colpi piombano addosso imprevedibili. Ganci in pieno volto, ganci che possono raggiungere l'anima.
La Coppa del Mondo raccontata dai protagonisti. Ci hanno pensato MASSIMO ROTA e FRANCO DASSISTI col loro "IL MONDIALE E' UN'ALTRA COSA" (Editore Bompiani, p. 348, 17 euro) con undici azzurri che raccontano quarant'anni di Mondiali da un punto di vista inedito e personale: quello del campo. Undici partite chiave, nel bene e nel male, da Messico 1970 a Sudafrica 2010. Dalla viva voce dei giocatori che hanno combattuto quelle sfide da leggenda, le emozioni, i retroscena, le piccole scaramanzie e i grandi avversari che hanno fatto la storia della nazionale ai Mondiali: da Italia-Germania 4-3, la "partita del secolo", alla sfortunata spedizione del 2010, passando per i successi del 1986 e del 2006 e le grandi rivalità con Argentina e Brasile. Un occhio indiscreto nella vita di spogliatoio, nei ritiri, nelle emozioni di fango e sudore che hanno unito generazioni di tifosi. I giocatori sono riconoscibili dalla copertina ma preferiamo citarveli: Giuseppe Bergomi, Giovanni Galli, Gianluca Zambrotta, Gennaro Gattuso, Fulvio Collovati, Luigi Di Biagio, Damiano Tommasi, Renato Zaccarelli,, Demetrio Albertini, Sandro Mazzola e Roberto Boninsegna.
Il calcio intanto, come tutti i fenomeni destinati a produrre meraviglia, sta lì: solidamente impiantato nella nostra storia nazionale come un monolite abbacinante. Nonostante sia spesso al centro di fatti di cronaca che spingerebbero al disamore, il calcio continua ad appassionare milioni di persone di tutte le età, di ogni classe sociale e di qualunque orientamento ideologico. FRANCESCA SERAFINI - sceneggiatrice, linguista e tifosa di lungo corso - prova a domandarsi perchè, nel libro "DI CALCIO NON SI PARLA" (Editore Bompiani, 134 p., 10 euro) in cui il football rappresenta soprattutto il punto di fuga per divagare sull'Italia degli ultimi vent'anni; sul suo linguaggio e sulle forme di intrattenimento dei nostri giorni, in un racconto che intreccia ricordi autobiografici, suggestioni letterarie e digressioni saggistiche su cinema, tv e altre più insolite fucine di occasioni di bellezza. E nel suo rotolare - aggregando vorticosamente frammenti - il pallone finisce per assumere le dimensioni di un macigno intenzionato a scagliarsi da un lato contro i luoghi comuni sul calcio e le donne e dall'altro - non senza ironia - contro l'omologazione che minaccia le forme di narrazione contemporanee.
Tutti gli amanti del calcio hanno la loro squadra ideale. L'hanno sognata da bambini per le partite al campetto, l'hanno scritta in qualche diario di gioventù, l'hanno realizzata nei vari tornei di fantacalcio. Il padre spirituale della squadra granata da oltre 43 anni DON ALDO RABINO e BEPPE GANDOLFO, uno col Toro nel sangue, la costruiscono nel libro "IL TORO CHE VORREI" (Editore Priuli & Verlucca, 203 p. 14,90 euro) guardano avanti e attraverso un viaggio tra i tanti protagonisti della storia granata - con ricordi personali, aneddoti, curiosità - disegnano il Toro del futuro, dei sogni e dei desideri. Un viaggio nel passato ma con gli occhi rivolti al domani: come paravano Lido Vieri e il "giaguaro" Castellini, quanto correva sulla fascia natalino Fossati e quanto incide in difesa capitan Glik, le finte di Claudio Sala, le punizioni di Leo Junior, l'eleganza di Zaccarelli, la grinta di capitan Valentino Mazzola, il fiuto dei gol di Pulici e le scorribande di Meroni. I portieri, i difensori, il centrocampo, gli attaccanti, i tecnici, i presidenti, i dirigenti, i tifosi.....un viaggio a 360 gradi nell'universo granata per arrivare a tracciare l'identikit della formazione migliore, con l'allenatore più adatto, il presidente e la società più indicati per questa squadra. Non solo sogni, quindi. E' sufficiente una ricognizione su quel che il Toro è stato per immaginare il Toro che sarà o meglio che dovrà essere. Un libro con una ciliegina sulla torta: l'introduzione è firmata da Emiliano Mondonico, un allenatore che in qualsiasi Toro non può mancare.