Lo sport come barriera contro la malavita

Lunedì 27 febbraio, presso il Palazzo delle Federazioni di Milano, si è tenuto l’incontro “Sport è legalità”, organizzato in collaborazione tra il CONI Lombardia e l’associazione Libera. Si è trattato del primo di una serie di incontri dedicati al pericolo di infiltrazione delle organizzazioni mafiose nel mondo dello sport. Un incontro durante il quale si è parlato di sport e gioventù come barriera culturale contro la malavita, di interessi mafiosi nelle attività sportive di qualsiasi livello e grado e di come l’influenza economica delle cosche stia invadendo anche il Nord Italia che da sempre si è considerato immune a questa infiltrazione.

Al tavolo dei relatori il presidente del CONI Lombardia, Marco Riva, la referente di Libera Milano, Lucilla Andreucci, il presidente onorario di Libera, Nando dalla Chiesa, e Cesare Giuzzi, giornalista del Corriere della Sera che da tempo si occupa del tema. Era presente anche l’assessora allo sport, Martina Riva, per portare un saluto istituzionale a nome del sindaco Giuseppe Sala.

Ad aprire la serata è stato Marco Riva che ha dato il benvenuto ai presenti e ha ricordato il protocollo firmato a livello nazionale tra CONI e Libera e il rapporto di collaborazione a livello locale. “Per prima cosa – ha detto - dobbiamo sempre pensare allo sport come un elemento positivo, di aggregazione e di cultura, Insieme agli aspetti positivi, non va nascosto, ci sono dei pericoli che dobbiamo tenere in considerazione. Lo sport, per esempio, è un possibile settore di investimento e di opportunità di riciclaggio per le mafie. Per cui, sono necessari controlli sempre più adeguati sia in Italia sia in altri paesi sui soggetti che vogliono acquisire il controllo delle realtà sportive. Non trascuriamo, poi, l’argomento delle scommesse sportive. Su questo, dobbiamo dunque, istituire un tavolo di confronto con Libera e con tutto il nostro mondo per affrontare queste questioni”.

Lucilla Andreucci, poi, ha parlato dell’impegno di Libera per far conoscere ai più giovani la realtà mafiosa portando quasi 10 mila studenti delle medie a fare sport all’interno dei beni confiscati alle organizzazioni criminali. “Quella di Libera è una sfida culturale – ha dichiarato -. Connettersi con i giovani non è mai stato facile e forse oggi lo è ancora di più. Quest’anno, il 19 marzo, a due giorni dalla Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie coinvolgeremo tutti i nostri ragazzi in una tre giorni di sport e faremo indossare loro delle maglie con un numero, in genere il 21, e il nome delle vittime che vogliamo ricordare. Questo perché siamo certi che lo sport può accendere una curiosità, una scintilla e può avere la forza di far conoscere storie e portarle in campo per farle vivere con la vita. Crediamo nella forza dello sport per dare delle opportunità e occasioni di aggregazione.”

Il professor Nando dalla Chiesa, poi, ha esposto alla platea quanto lo sport, non solo a livelli alti, sia sempre più al centro degli interessi delle mafie. “Il rapporto tra sport e criminalità organizzata – ha detto tra le altre cose - è un rapporto storico che è andato allargandosi. Non è un fenomeno nuovo, c’è sempre stato perché le opportunità ci sono, perché può dare denaro, prestigio e potere sociale. Rispetto al passato, però, è una cosa più cosciente che ha cambiato anche l’immaginario della collettività. Quando ero bambino, lo sport era un modo per togliere dal rapporto con la criminalità e la delinquenza, era lo strumento che teneva lontani dalla strada. Ora, può succedere che lo sport avvicini alla criminalità organizzata senza che la famiglia se ne accorga. Oggi coinvolge anche il calcio dilettantistico e, forse, la novità vera è che coinvolge pesantemente anche le realtà del nord. Oggi anche il mondo delle scommesse, e non solo in Italia, coinvolge anche le piccole squadre e non solo per il risultato, ma anche solo per un semplice calcio d’angolo.”

In chiusura ha preso la parola Cesare Giuzzi che da anni studia e scrive di come le varie organizzazioni criminali riescano a inserirsi nello sport a tutti i livelli dal calcio dei dilettanti fino a quello della Serie A. “Al nord ci siamo sempre vantati di avere gli anticorpi nei confronti dei mafiosi, ma le carte dimostrano che non è vero. Se noi ci concentriamo spesso sui capitali delle organizzazioni criminali, di fatto c’è una cosa che vediamo sempre più al nord negli ultimi anni ed è la gestione dell’impresa mafiosa. Non è solo il riciclaggio di capitali. In questo momento, infatti, il business principale di queste organizzazioni è la fatturazione falsa, una cosa che, purtroppo, trova sempre poco spazio anche nella narrazione che si fa sulla stampa”.

A concludere l’incontro, infine, ha provveduto Lucilla Andreucci che ha ricordato che il 21 marzo ci sarà la celebrazione della XXVIII Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime delle mafie che, come detto, inizierà il 19 con lo sport e i ragazzi e che vedrà l’affluenza a Milano di familiari da tutto il mondo a infoltire una grande manifestazione che si concluderà in Piazza del Duomo.

 

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