L'argento di Arianna Fontana a Sochi

L’aveva detto dopo la prima gara effettuata in terra russa: «Sono più consapevole delle mie possibilità», e così l’intuizione che oltre a un miglioramento fisico ci fosse stato anche uno sviluppo mentale diventava certezza. Ma la gioia più grande è stata vedere questa certezza progredire di pari passo con i risultati. E così si spiega quell’argento olimpico che, pur gridando vendetta, evidenzia ancor più la caratura mondiale di una delle nostre migliori atlete. Sì perché il rischio per Arianna Fontana, giovanissima leader dello short track azzurro ai Giochi Olimpici Invernali di Sochi 2014, era proprio quello di mollare dal punto di vista della testa e della concentrazione, visto il già notevole palmarés e la qualità delle rivali asiatiche.

Ma la 23enne di Sondrio è sempre riuscita a trovare nuovi stimoli che le hanno permesso di essere etichettata anche per questo evento come una delle favorite nei 500 metri. Allenamento continuo e forza di volontà sono due delle caratteristiche che l’hanno portata ad essere la più giovane atleta a vincere una medaglia olimpica, il bronzo a Torino nel 2006 nella staffetta quando aveva 15 anni e 314 giorni. Medaglia poi bissata anche ai giochi di Vancouver nel 2010 dove Arianna è entrata nuovamente nella storia azzurra delle Olimpiadi invernali, essendo la prima italiana a vincere una medaglia individuale nello short-track (disciplina olimpica dai giochi di Albertville del 1992, dopo essere stato sport dimostrativo a quelle di Calgary del 1988). Nella stagione 2011/12 avviene la definitiva affermazione a livello mondiale per la Fontana che vince la Coppa del Mondo di short-track, dopo aver inanellato ben 5 successi (Saguenay, due volte a Nagoya, Shangai e Dordrecht); inutile dire che anche in questo caso è la prima azzurra a riuscire nell’impresa.

Le stagioni successive sono tutte programmate in funzione dei giochi di Sochi, e non è un caso che Arianna abbia fatto registrare il suo miglior tempo nei 500 metri (43.186) proprio sulla pista russa; nonostante questo, riesce a conquistare il suo 5° titolo europeo ed a vincere la medaglia d’oro a Kolomna sui 1000 metri durante una tappa della coppa del mondo, mentre negli europei di Dresda ottiene invece un bronzo.

Una carriera vittoriosa che normalmente compete a gente con molti più anni di esperienza, non a una ragazza di soli 23 anni; a questi trionfi mancava solamente l’affermazione olimpica e per conquistare l’oro Arianna se la doveva vedere con le regine di questa specialità: le asiatiche. Le grandi favorite per la vittoria finale erano infatti la cinese Fan Kexin che, vista l’assenza per infortunio della connazionale e dominatrice Wang Meng, aveva la pressione di un miliardo di tifosi, e il trio di coreane composto da Shim Suk-Hee, Kim Alang e Park Seung-Hi, intenzionate a interrompere il monopolio cinese.

Arianna però non è parsa demoralizzata dalla concorrenza e sin dalle prime gare ha imposto il suo ritmo di velocità, qualificandosi per la finale dove, vista anche la caduta della Fan in semifinale, avrebbe anche potuto puntare all’oro olimpico (unica medaglia che le manca), se non fosse stato per la “spiacevole” scorrettezza della Chrisie. Una gara strana, assurda per certi versi, che ci resitutisce un’atleta ancora più forte, nonostante la cocente delusione. Ciò che stupisce della Fontana è infatti l’esperienza, che ha ormai accumulato nella manifestazione a cinque cerchi, e la voglia di rimettersi subito in gioco con la staffetta azzurra, composta inoltre dalle altre lombarde Lucia Peretti, Martina Valcepina ed Elena Viviani. Un senso di responsabilità che la rende ancora più grande, soprattutto in uno sport che, come ha dichiarato Arianna alla fine delle batterie, «resta sempre imprevedibile», e la vittoria della Li Jianrou in finale ne è l’ennesima prova.

 

Ora, prima delle voci sul possibile ritiro e prima di concentrarsi sul matrimonio con Antonhy Lobello, ci sono i 1000, i 1500 metri e la staffetta, la gara dalla quale a Torino 8 anni a iniziò la storia vincente di Arianna Fontana. L’Italia si augura che ciò sia di buon auspicio per Valcepina, Peretti e Viviani.

A. Coghi