Intervista a Patrizio Pintus, vincitore del premio Madella
Contattiamo il professor Patrizio Pintus all’indomani della vittoria del premio Alberto Madella avvenuta a Roma, ed è ancora forte in lui la gioia per il premio da poco conseguito: «È stata una giornata incredibile quella vissuta ieri a Roma, fantastica».
Inizialmente gli chiediamo di descrivere il suo vittorioso progetto “Group Coach Leadership Questionnaire (GCLQ): la leadership in un’ottica costruttivista” e i motivi che lo hanno portato a una tale indagine. Il professore ci racconta che «il progetto è stato fatto con la collega e psicologa Elisa Morosi e riguarda la creazione di uno strumento che sia in grado di valutare la leadership nelle squadre. Lo studio è stato fatto “sul campo” testandolo su squadre di altissimo livello agonistico: una squadra di serie A di pallacanestro, una di serie B di calcio, una di serie A di pallanuoto e una di serie A di pallacanestro in carrozzina. Il vantaggio di avere inventato un tale strumento è stato quello di poter essere di conseguenza molto cerativi, sia nella sezione di analisi dei dati che per quello che concerne la rivelazione di essi e la rappresentazione dei risultati».
Proseguendo nella risposta il professor Pintus ci racconta che «l’idea è nata dall’approccio costruttivista e dalla constatazione che la leadership fosse difficile da misurare e da definire, essendo uno dei concetti più complessi da analizzare nel mondo dello sport per via dei molteplici approcci teorici. Il nostro scopo era quello di trovare un modo che non facesse né una categorizzazione né una diagnosi di come funzioni una squadra, ma che offrisse un quadro di ciò che pensano le persone che la compongono (atleti e allenatori) e che mostrasse le differenze di pensiero tra i vari componenti». Un “guizzo” come lo ha definito Patrizio che ha portato ad «immaginare ogni squadra come un’ecosistema a sé, concentrandosi sul loro muoversi in armonia all’interno del team». Da questa indagine Pintus e la Morosi hanno poi elaborato una corposa parte teorica che verrà in seguito pubblicata per la Scuola dello Sport del CONI.
Terminato l’approfondimento sul progetto di leadership, chiediamo al professor Pintus se dedica a qualcuno in particolare il premio Madella. Egli ci risponde così: «Devo ringraziare i contesti dello sport che mi hanno permesso di crescere: il CONI Lombardia, dove sono docente da anni, e il Panathlon International, che rappresento in quanto presidente del Panathlon di Como. Da questi due ambienti ho imparato moltissimo sullo sport; per me arrivare a Roma e vincere un tale premio come rappresentane del CONI Lombardia è stato un grandissimo onore».
Considerando l’importanza data al CONI chiediamo al premiato l’importanza che secondo lui può avere oggi una struttura come la Scuola dello Sport. Ci risponde che a suo modo di vedere ha un’importanza altissima in quanto «si preoccupa, seguendone l’orientamento, di formare i tecnici e gli operatori dello sport laddove c’è bisogno. Anche se gran parte di essi non svolgono attività agonistica ad altissimo livello, essi hanno un ruolo fondamentale in quanto fanno una vera e propria “cultura” dello sport».
Prima di salutare il professor Pintus gli domandiamo che ruolo ha secondo lui oggi lo psicologo dello sport e come si inserisce nella quotidiana attività sportiva. Patrizio, pur riconoscendo la complessità della questione, ci illustra i fattori in gioco dicendoci che «si possono fare tante interessanti esperienze. Come quella che sto facendo io con il progetto Adidas City Runners con un gruppo che farà la staffetta per la maratona di Milano, dove svolgo il ruolo di mental coach. A livello generale lo psicologo nello sport segue direttamente gli atleti o supporta le squadre. È certamente un mondo complesso quello sportivo perché per lo psicologo è difficile integrarsi. Infatti, mentre il lavoro con gli atleti è più definito, dal punto di vista societario e dello staff tecnico è più complicato accettare una figura del genere». Eppure già il progetto di Group Coach Leadership Questionnaire può essere un punto di partenza perché «è stato accettato dalle società perché innovativo, e i tecnici sono molto curiosi in merito a proposte di “frontiera”».
Salutiamo il professor Pintus ringraziandolo per la disponibilità e la chiarezza, ed anche inorgogliti per il riconoscimento ottenuto che premia lui, il suo lavoro e in un certo senso anche tutto il CONI Lombardia.