E\' morto Walter Bonatti, leggenda dell\'alpinismo italiano


Il grande alpinista, giornalista e scrittore Walter Bonatti, leggenda dell'alpinismo italiano, è morto improvvisamente, ieri sera, a Roma, per una malattia. La salma sarà trasportata a Lecco dove sabato e domenica verrà allestita la camera ardente. Nato a Bergamo il 22 giugno 1930, Walter Bonatti è stato uno dei più grandi alpinisti a livello nazionale e internazionale, firmando alcune delle più audaci e complesse ascensioni tra gli anni '50 e '60. Iniziò a scalare sulle Prealpi lombarde subito dopo la guerra per poi cimentarsi sulle Dolomiti e sul Monte bianco. Nel 1951 effettuò la prima scalata della parete est del Grand Capucin sul Monte Bianco. Seguirono altre ascensioni di assoluto valore nella stessa zona. Ma Bonatti è nella memoria di tutti uno degli uomini del K2 per le polemiche che ne seguirono. "Quella notte sul K2, tra il 30 e il 31 luglio 1954, io dovevo morire. Il fatto che sia invece sopravvissuto è dipeso soltanto da me..." scrisse anni dopo l'alpinista. Nella spedizione italiana capitanata da Ardito Desio, che porterà Achille Compagnoni e Lino Lacedelli sulla cima del K2, Bonatti, coi suoi 23 anni, era il più giovane della spedizione. Il giorno prima che Lacedelli e Compagnoni raggiungessero la vetta, Walter Bonatti scese dall'ottavo campo verso il settimo per recuperare le bombole di ossigeno lasciate lì la sera prima da altri compagni. Risalì con l'Hunza Mahdi verso il nono campo, allestito da Compagnoni e Lacedelli però a 250 metri di dislivello più alto del previsto, rendendo a Bonatti e Mahdi impossibile individuarli e raggiungerli col buio della notte. Ci furono testimonianze non convergenti. Sta di fatto che Bonatti e Mahdi si ritrovano soli a dover affrontare una notte con temperature stimate intorno ai -50 °C senza tenda, sacco a pelo o altro mezzo. Tornati verso il campo 8, Mahdi subì l'amputazione di numerose dita. lI contratto firmato da Bonatti prima della partenza per il K2 gli impedì di rilasciare interviste e resoconti della spedizione per un periodo di due anni. La versione dei fatti secondo Bonatti viene divulgata solo nel 1961, con la pubblicazione del suo libro "Le mie montagne". Accusato di non aver fornito l'ossigeno a Compagnoni e Lacedelli, querelò e vinse una causa per diffamazione, fino alla completa riabilitazione solo negli ultimi anni. Da allora scalò quasi sempre in solitaria e dopo il ritiro si dedicò al giornalismo e all'avventura, viaggiando per il mondo e scrivendo libri. Poi arivò l'impresa del 1955: Bonatti scalò il Petit Dru (crollato nel 2005) sempre sul Bianco, inventandosi un pendolo realizzato annodando tutto il materiale che aveva in possesso. Da lì fu un susseguirsi di imprese memorabili. Negli anni seguenti compì altre imprese sul Monte Bianco (la Poire, il Pilone centrale del freney) prima di chiudere la carriera con la prima scalata invernale in solitaria del Cervino nel 1965. LE IMPRESE — Da Courmayeur, dove si era trasferito nel 1957, partì per una serie di imprese sempre più rischiose, iniziando dalle Ande alla Patagonia fino al Karakorum. Nel 1961 Bonatti fu uno dei soli 4 superstiti di una tragica scalata del Pilone Centrale del Freney (Gruppo del Bianco), cima inviolata e rimasta tale per appena 100 metri a causa del maltempo. Fra i morti anche l'amico Oggioni. Nel 1963 la scalata, ad appena 33 anni della Grandes Jorasses in invernale e nel 1965, a soli 35 anni, conclude la sua carriera alpinista compiendo l’ultima grande impresa aprendo una via nuova in solitaria invernale sulla parete nord del Cervino, impresa che gli varrà la Medaglia d’oro della Presidenza della Repubblica.