Atletica e non solo al Convegno Nazionale "I lombardi alle prove d'Olimpia"

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Mercoledì 26 novembre nella sede del Gruppo Alpinistico Fior di Roccia all’Arena di Milano è andato in scena il convegno nazionale “I Lombardi alle Prove d’Olimpia-storie e testimonianze degli atleti lombardi ai Giochi olimpici”, moderato da Bruno Pizzul e organizzato dall’Associazione Wilma Rudolph, in collaborazione con la Società Italiana di Storia dello Sport (S.I.S.S.) con il patrocinio del CONI: quasi tre ore di racconti, aneddoti, ritratti di atleti che (con i risultati ma anche con il loro modo di vivere lo sport) hanno saputo portare la Lombardia sul palcoscenico della più importante rassegna sportiva al mondo.

A svolgere il ruolo di aedi cinque volti conosciuti nel mondo della storiografia e del giornalismo sportivi italiani: il presidente dell’Associazione Wilma Rudolph Vincenzo Pennone si è occupato dei lombardi ai Giochi nell’equitazione, nel canottaggio, nella canora e nelle discipline invernali; il consigliere della S.I.S.S. Felice Fabrizio ha efficacemente narrato vicende e aneddoti sugli atleti della regione alle prime Olimpiadi, da Atene 1896 a Stoccolma 1912; il direttore della Fondazione Candido Cannavò e per tanti anni vicedirettore de “La Gazzetta dello Sport” Elio Trifari ha affrontato le avventure delle “Piccole italiane” di Pavia nella ginnastica e dei lombardi ai Giochi dal dopoguerra al Sessantotto; il conosciuto storico dello sport (tra i fondatori della S.I.S.S.) Sergio Giuntini ha tratto il tema “L’Olimpismo lombardo dal fascismo alla ricostruzione”; la nota firma de “La Gazzetta dello Sport” Claudio Gregori ha invece percorso i sentieri di vita dei lombardi di successo nel ciclismo.

Nonostante non comparisse dichiaratamente in scaletta l’atletica ha fatto capolino in più di un intervento. Nei racconti di Felice Fabrizio ha fatto la sua comparsa Carlo Airoldi, corridore di lunga lena di Origgio arrivato nel 1896 ad Atene per disputare la maratona olimpica dopo un viaggio di 1300 km a piedi e fermato alla partenza perché professionista, del marciatore Ferdinando Altimani (bronzo a Stoccolma) e di Emilio Banfi, ottocentista in gara a Parigi 1900 che si definì “un pulcino al cospetto degli atleti Usa”. Sergio Giuntini ha ricordato il rapporto tra Ugo Frigerio e Benito Mussolini, con il marciatore che fu fruttivendolo del Duce quando egli abitava a Milano e Mussolini che scrisse la prefazione della biografia di Frigerio. Sempre Giuntini ha poi citato Luigi Beccali, prima “stella” del firmamento mondiale dell’atletica milanese e nel contempo dipendente del Comune di Milano. Con un balzo in avanti di quasi 40 anni è invece toccato a Elio Trifari dipingere un ritratto di Paola Pigni, bronzo olimpico e primatista mondiale dei 1500. In una piacevole rassegna sono andati tre quarti di secolo di atletica lombarda, alternatisi con le storie di altri “big” dello sport azzurro come Graziano Mancinelli (equitazione), Giuseppe Mangiarotti (scherma), Giuseppe Tonani (sollevamento pesi), Savino Guglielmetti (ginnastica), Deborah Compagnoni (sci alpino), Carmelo Bossi e Alessandro Lopopolo (boxe) e Sante Gaiardoni (ciclismo), solo per citare alcuni dei protagonisti di un susseguirsi incalzante di storie.